Esercizi spirituali e filosofia antica (Einaudi) by Pierre Hadot

Esercizi spirituali e filosofia antica (Einaudi) by Pierre Hadot

autore:Pierre Hadot [Hadot, Pierre]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Incontriamo qui uno dei possibili significati dell’enigmatica professione di fede di Socrate: «Non so che una cosa: che non so nulla»48. Infatti può voler dire: Socrate non possiede alcun sapere trasmissibile, non può far passare idee dal suo spirito nello spirito altrui. Come dice il Socrate del Convito di Platone: «Sarebbe bello, o Agatone, se il sapere fosse di tal natura che scorresse dal piú pieno al piú vuoto49. Nei Memorabili di Senofonte, Ippia dice a Socrate: anziché interrogare sempre sulla giustizia, sarebbe meglio dirci una buona volta che cosa sia. Al che Socrate risponde: «In mancanza delle parole, faccio vedere che cosa sia la giustizia con le mie azioni»50. Socrate, è vero, è appassionato della parola, del discorso orale e del dialogo. Ma sta di fatto che non meno appassionatamente vuole mostrare i limiti del linguaggio. Non capirà mai la giustizia chi non la viva. Come ogni realtà autentica, la giustizia non è definibile. È precisamente ciò che Socrate vuole fare comprendere al suo interlocutore per invitarlo a «vivere» la giustizia. Mettere in questione il discorso porta, in realtà, a mettere in questione l’individuo che deve decidere se prenderà la decisione di vivere secondo la coscienza e la ragione: sí o no. Come dice un interlocutore di Socrate: «Ci trascina nel circuito di un discorso senza fine, finché si giunga a dover rendere conto di sé, sia quanto al modo in cui si vive attualmente che a quello in cui si è vissuta la propria esistenza passata»51. L’individuo è cosí rimesso in questione nei fondamenti stessi della sua azione, prende coscienza del problema vivente che è egli stesso per se stesso. Sono cosí rovesciati tutti i valori, e l’interesse che era loro attribuito: «Non mi curo affatto di ciò di cui si cura la maggioranza delle persone, questioni di denaro, amministrazione dei beni, comandi militari, successi oratori in pubblico, magistrature, congiure, fazioni politiche. Mi sono impegnato, non in questo senso… ma in quello per cui, a ognuno di voi in particolare, arrecherò il massimo beneficio cercando di persuaderlo a preoccuparsi meno di ciò che ha che di ciò che è, per diventare eccellente e ragionevole tanto quanto è possibile», dice Socrate nella sua Apologia redatta da Platone52. Con questo appello all’essere dell’individuo, il procedimento di Socrate è esistenziale. È perciò che, ciascuno a suo modo, Kierkegaard e Nietzsche hanno voluto ripeterlo. Questa problematizzazione dell’individuo, questa esortazione «Curati di te stesso»53 che Socrate ripete instancabilmente, come non ritrovarle nel testo in cui Nietzsche, descrivendo l’uomo secondo Schopenhauer, lo mostra isolato in mezzo all’inconsapevolezza dei suoi contemporanei: «… gli uomini vanno facendo mostra orgogliosa di sé in cento maschere come giovani, uomini adulti, vecchi, padri, cittadini, preti, funzionari, mercanti, assiduamente preoccupati della loro commedia comune e niente affatto di sé. Alla domanda: a che vivi? essi risponderebbero rapidamente e con orgoglio: “per diventare un buon cittadino, scienziato, uomo politico”»54. «… proprio a questo tendono tutti gli ordinamenti dell’uomo, a fare cioè in modo che la vita, in una continua distrazione dei pensieri, non venga sentita»55.



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